31 gennaio 2006

 

Il panorama dalla terrazza dell'Empire State Building


Non so se gorilla di 30 metri frequentano ancora queste altitudini, noi si è visto solo questi coraggiosi pennuti. Il grattacielo è talmente noto che è meglio lasciar parlare le immagini. Ma prima, alcuni consigli che a me sono stati molto utili: prima di tutto, scegliere una giornata di bel tempo, in cui splenda il sole e di conseguenza la visibilità sia ottima. Ed in ogni caso portarsi un copricapo e un maglione pesante, perchè se tira vento può essere molto fastidioso.

E acquistare il biglietto tramite il sito Internet dell' Empire State Building (pagamento con Carta di Credito) che permette di stamparsi il biglietto a casa evitando la coda alla cassa ( ma la coda per la salita in ascensore non si evita). La mattina presto ( apertura credo intorno alle 9) c'è meno calca.

Al prossimo viaggio ripeterò la salita, ma questa volta di notte, per un panorama che dicono ancora più mozzafiato grazie alle luci della città che illuminano il tramonto.










 

La Colazione.


A NYC non si fa colazione in albergo, visto che praticamente non viene mai offerto ( spesso non esiste neppure a pagamento). Sarà perché è troppo facile trovare qualcosa da mangiare a qualsiasi ora del giorno e della notte. E se non si ha voglia di uscire, basta prendere il telefono e qualsiasi Diner o Deli dei paraggi sarà ben lieto di fare la consegna a domicilio ( casa o albergo che sia). Sperimentato personalmente alle ore 24 di un sabato notte, nel giro di neppure 20 minuti si sono presentati in albergo con i sandwiches e il succo di arancia richiesto. Naturalmente si paga servizio e mancia...

In genere nei Deli si prende il vassoio e ci si serve; c'è un po' di tutto, a volte perfino pasta e secondi piatti già pronti anche alle 8 di mattina, e poi frutta fresca, yogurt, donuts, fette di torte, brioches, cornetti. Ci sono anche le caraffe da cui servirsi per le bevande calde, oppure ci si fa servire al banco al momento di pagare.

Anche per i Pancakes ( vedi foto sopra, le frittelle di Paperino, da mangiare con sciroppo di acero), i Waffles ( una specie di cialda che si prende con topping di frutta fresca, vedi foto sotto) , le omelettes e altre specialità "from the griddle" bisogna chiedere agli addetti.





Non abbiate timore se non siete bravi con l'inglese, può capitare che neppure chi vi deve servire lo parla molto bene: ma è loro interesse far di tutto per venire incontro alle esigenze del cliente, e possono bastare poche parole per intendersi. Anche indicare quello che stanno mangiando gli altri avventori è un metodo che funziona.

Avete presente il caffè espresso italiano? Bene, scordatevelo. Il caffè americano è una brodaglia lunga e bollente, che la gente si porta in giro in bicchieri di carta tipo Coca cola. L'unico modo per renderlo accettabile alla bocca di un italiano medio è quello di allungarlo con il latte. Il cappuccino invece non è male e viene servito in genere con cannella, e fin dal primo giorno è stata la mia scelta obbligata.

Una tipica colazione americana?Uova e salsiccia. Visto con i miei occhi intere famigliole ( padre e madre di mezza età con figlioletti decenni) attaccare gigantesche omelettes alle 10 di mattina chiacchierando allegramente.





30 gennaio 2006

 

I miss you, New York!


Preso da un post su Craiglist.org; una splendida dichiarazione d'amore di un (più probabilmente una?) NewYorkese trasferitosi a Chicago; ho rinunciato a tradurla, perché secondo me perde tantissimo, così la ricopio in inglese con qualche taglio; ma se qualcuno volesse una traduzione (zoppicante), chieda e sarà fatto.

I miss you, New York!

I miss being able to drop off my laundry

I miss buses that come more often than every 35 minutes

I miss my corner deli, my god do I ever...I miss ALL corner delis!

I miss people who walk across the street when it makes sense to regardless of what the light says

I miss people who say "I don't know" when you ask them for directions and they don't have an answer, instead of stopping in the middle of the sidewalk for 3 minutes to say "Well....it's kinda that way near the Marshall Field's kinda, but on this side of the river and sorta near Wabash...or maybe Rush Street"

I miss subway systems that have more than 6 lines, and allow you to transfer in more than one location

I miss people who don't stare at strangers speaking foreign languages

I miss Century 21

I miss clubs that play music NOT written, performed or co-produced by Eminem, Snoop or Diddy

I miss bars that are open past 2AM

I miss summer in Central Park

I miss brownstones

I miss those guys in the yellow vests handing out flyers for "Flashdancers" on the corner as though strip clubs were just another form of entertainment (which they are) and not some horrible, shocking den of sin

I miss seeing corny carriage rides confined to the Park where they belong instead of clogging up city traffic

I miss unabashedly gay men being unabashedly gay in every corner of the city instead of the one, weird little Disney-gay neighborhood that was "set aside" for them

I miss people who no longer care whether their college football team wins

I miss sample sales

I miss random celebrity sightings that you never admit to being excited about while inside your heart is racing like a 13 year-old at your first concert

I miss New York Magazine

I miss good Chinese take-out

I miss seeing people of every possible race, ethnicity, religion, nationality and persuasion waiting on the same corner for the light to change

I miss mixed race people

I miss busy streets at 4AM

I miss people who say "fuck you" when they mean it and only smile when it's sincere

I miss women who know how to walk in their impossibly high heels

I miss my New York slice!

I miss people who know that you don't have to speak louder when you're on a cell phone

I miss people who occasionally drink something other than beer

I miss being able to get around without a car

I miss Buttercup Bakery and non-franchise coffee shops

I miss subway performers

I miss those oh-so-New-York moments where you feel like you haven't had human contact for weeks and suddenly you make eye contact with someone on the downtown 4 train and you both know that you're secretly laughing at the person asleep with their mouth open

I miss people who actually get excited for the opening of an indie film or documentary

I miss hotel lobby bars

I miss the freaks and the snobs. Viva Craigslist! You are my lifeline.

Until we meet again, New York...

 

Dove dormire? Prima parte: gli alberghi.


Nella preparazione del viaggio la prima cosa a cui si pensa, oltre a ricercare il volo più conveniente, è la scelta dell'alloggio. Un alloggio decente, cioè non troppo costoso ma confortevole. Dico non troppo costoso, perché di alberghi economici a NYC non ce n'è neppure l'ombra.

Veramente, qualcosa attorno ai 100 dollari ( tasse incluse) per una doppia con bagno in camera si trova anche, ma una volta che si decide il grande passo di vedere l'America ( anche se pare che New York non assomigli per niente alle altre città degli Stati Uniti), bisogna fare la propria scelta con oculatezza, e certo non si desidera finire in qualche stamberga maleodorante - e a quei prezzi, il rischio può essere concreto-.

Voglio dire che risparmiare in se' non sempre è una buona idea; poi, molto dipende dalle capacità di adattarsi vostre e dei vostri compagni/compagne, nonchè dalle effettive possibilità economiche.Per esempio, se si è disposti a condividere il bagno nel pianerottolo con gli altri, il prezzo sarà già più conveniente, ma bisogna rinunciare ad un po' di Privacy e comodità.

Molto utile risulta ancora una volta Internet: tramite il sito di TripAdvisor.com ( vedi link per gli alberghi di NYC nella colonna di destra) si possono controllare la qualità praticamente di tutti gli alberghi della città, grazie ai giudizi delle persone che vi hanno pernottato. Purtroppo è solo in inglese, ma vale la pena fare uno sforzo; anche in questo caso, l'invito è quello di non prendere tutto quello che vi è scritto per oro colato, c'è gente che da' giudizi pessimi alla camera per motivi che per noi potrebbero essere assolutamente irrilevanti...

E sempre tramite internet, si possono fare i preventivi direttamente nei siti degli alberghi che ci appaiono più interessanti; una ricerca con Google li scoverà tutti, e basta inserire le date che ci interessano per avere in pochi secondi la quotazione.

Fare attenzione a due cose:

1) Che per avere il costo comprensivo di tasse bisogna in genere arrivare all'ultima schermata, mentre in quelle intermedie il costo è al netto delle tasse ( e per questo appare in un primo momento così conveniente!)

2)Nel caso si decidesse di passare alla prenotazione con relativo invio del proprio numero di Carta di Credito: alcuni siti non sono criptati, quindi non bisogna assolutamente inserire il numero di Carta di Credito. A volte, anche se il sito dichiara di essere protetto, non è così! Il Browser indicherà chiaramente quando si tratta di pagine criptate ( Internet Explorer mostra il lucchetto ed avvisa tramite una finestra Pop-up, lo stesso lucchetto appare in Mozilla FireFox nella riga dell'indirizzo, riga che diventa anche gialla). Come ulteriore precauzione, controllare che il certificato sia valido!

Ma oltre al costo, non è importante anche la posizione dell'albergo? Certamente. Per la mia limitata esperienza, però, mi sento di dire che qualsiasi albergo di Manhattan che abbia nelle immediate vicinanze ( nel raggio di 200 o 300 metri) una stazione della Subway è in un'ottima posizione. Tramite la Subway, infatti, non avremo nessuna difficoltà a raggiungere qualsiasi angolo della città a qualsiasi ora del giorno e della notte in tempi rapidi o rapidissimi.

 

Chinatown

Alla passeggiata sul Ponte di Brooklyn si può unire nella stessa giornata la visita a Chinatown. Il giorno migliore ( ammesso che si voglia fare esperienza della tipica folla NewYorkese, e comunque gli altri giorni non mi è sembrato meno affollato) è la domenica. In effetti la quantità di gente che intasa i marciapidedi è notevole, una moltitudine di asiatici che fanno la spesa, e pure i turisti non si tirano indietro.

La foto rende l'idea solo in parte. Si nota l'imponente Empire State Building anche da qui:



Qui le insegne sono in cinese ( con qualche concessione alla traduzione in inglese), i negozianti e gli ambulanti sono cinesi - e parlano il cinese-, i CD e DVD nei negozi sono in cinese. E Il cibo, è veramente cinese o una versione adatta al pubblico americano? Non essendo mai stato in Cina, ed avendo una limitatissima esperienza di rosticcerie "Take away" in Italia, non azzardo un giudizio.E del resto, l'unico piatto assaggiato, acquistato in una specie di Supermarket, è quello della foto sottostante:



Devo dire, niente di speciale, anzi. Le cozze sarebbero state da evitare, ma chi non risica non rosica... il tutto, comunque, per appena 3 dollari ( che in bocca alle cassiere suonava più o meno " tree dolla").

I NewYorkesi vanno a Chinatown per il cibo: si mangia bene spendendo in genere molto poco. Purtroppo la nostra esperienza si limiterà a questo unico piatto, e non si è provato nessun ristorante, e quindi nemmeno il celebratissimo "Dim Sum": si tratta di piccole porzioni di una vasta scelta di piatti ( dal dolce al salato) che i commensali possono scegliere da un carrello spinto dai camerieri attorno alla sala.

Ma si dice che Chinatown sia oggigiorno molto a misura di turista, cioè non sia più da un pezzo la "vera Chinatown", e per scoprire una cucina cinese più autentica pare sia necessario arrivare fino a Flushing, nel Queens( facile, è l'ultima fermata della linea #7- quella viola nella cartina). Cosa che non mancherò di fare nel prossimo viaggio, visto che la mia cameretta sarà proprio nel Queens ( eh sì, fuori di Manhattan si risparmia un bel po' di quattrini!).

29 gennaio 2006

 

Il Ponte di Brooklyn

Essendo la prima volta a NYC, è stata la nostra prima meta turistica, e difficilmente poteva essere altrimenti. La scelta era ristretta: o il Ponte o l'Empire State Building, che si può vedere svettare anche da Brooklyn:



Trovare l'accesso pedonale al Ponte non è cosa facile, almeno dalla parte di Brooklyn. Ho seguito i consigli che suggerivano di percorrere il Ponte in direzione di Manhattan, in modo di godersi appieno l'orizzonte riempito dai grattacieli in avvicinamento di Downtown Manhattan.

Dalla foto si capisce come è strutturato: il passaggio pedonale è costruito sopra il nastro d'asfalto percorso dal traffico automobilistico, ed è riservato a pedoni ( sul lato sinistro nella foto) e ciclisti ( sul lato destro in foto), con corsie separata divise dalla linea gialla.



E' l'unico posto al mondo dove a piedi si passeggia sopra le macchine, che viaggiano sopra le navi, che navigano sopra il treno(metropolitana, che passa sotto l'East River, ma non proprio sotto il Ponte di Brooklyn)! Ma ci si potrebbe aggiungere anche gli aerei, ed il motto completo in inglese diventa:

"An airplane flies over a pedestrian that is walking over a car that is driving over a boat that is over a train."

I ciclisti in genere hanno i freni funzionanti, ma se vi mettete in mezzo fingono volentieri di non saperli usare, quindi occhio.

Peccato per la mattinata fredda e ventosa - pur essendo maggio, se non c'è il sole a New York può essere freddo - e il forte raffreddore non hanno contribuito a rendere veramente indimenticabile l'esperienza.

27 gennaio 2006

 

Brooklyn Heights Promenade




Da dove è possibile scattare una bella panoramica di Downtown Manhattan comprensiva del Ponte di Brooklyn? Dalla Promenade ( passeggiata) di Brooklyn Heights. DA Manhattan ci si arriva tramite Subway, fermata Clark Street con il treno #2 oppure #3 (E' la linea rossa sulla cartina). La Promenade tiene fede al suo nome: lunghissimo marciapiede che sovrasta una strada a scorrimento veloce, della quale ci si accorge per il rumore continuo delle macchine che passano, ma se non ci si sporge verso il basso non si vede.

Ci si siede sulle panchine godendosi il panorama, si passeggia, si va in bicicletta.

Il panorama merita, la foto in se' un po' meno, vista anche la giornata uggiosa che non favoriva la brillantezza dell'immagine. E non è neanche tanto a fuoco.

Insomma, eccola:





E il tragitto verso la suddetta Promenade ci permette di avere degli squarci della Brooklyn che fu con casette come quella che segue:



Fatto il nostro dovere di turisti sulla Promenade, il passo successivo è quasi obbligatorio: ci tocca l'attraversata a piedi del Ponte di Brooklyn verso Manhattan. Ma prima, altrettanto d'obbligo, una visita ad una delle più celebrate Pizzerie di tutta NYC, una vera istituzione e la preferita di tanti NewYorkesi.

Si tratta di Grimaldi:



Dopo tutta questa celebrazione, la cruda verità è che io non l'ho assaggiata. Sicuramente mi rifarò nel prossimo viaggio.

Come si vede, svettano le arcate gotiche più famose del mondo appena dietro, ma devo dire che trovare l'accesso pedonale del Ponte da qui non è stato facile. Era domenica, freddo e ventoso, e le poche persone in giro erano sperduti turisti come noi.

26 gennaio 2006

 

Pastrami


Uno non può dire di essere stato a NYC se non ha assaggiato un Pastrami. Una descrizione sommaria ma precisa potrebbe essere: un panino farcito all'inverosimile con deliziosa carne di manzo. Si tratta di un sandwich della tradizione Ebraica dell'Est Europa che non poteva non riscuotere un enorme successo a Manhattan.

I più famosi Pastrami sono quelli di "Katz's Delicatessen"

Il cui interno è famosissimo per la scena dell'orgasmo di Meg Ryan in "Harry ti presento Sally", ed un cartello non manca di evidenziare il tavolo della scena incriminata.

25 gennaio 2006

 

Ninth Avenue International Food Festival



Sarete a NYC il 20 e 21 maggio 2006? Allora segnatevi questo appuntamento. E' il Festival Internazionale del cibo "di strada". La Nona Avenue viene completamente chiusa al traffico per un tratto di quasi 2 km. e migliaia di persone prendono d'assalto gli stands che offrono cibarie proveniente da tutto il mondo. I prezzi? Contenuti: 1 $ per una limonata maxi ( forse un po' troppo annacquata, ma comunque dissetante), 10 $ per un piatto stracolmo di carne affumicata con verdure e banana arrostita che è la fine del mondo.

Inutile fare l'elenco, ce n'è per tutti gusti, dalle ostriche aperte al momento alla frutta caramellata, dalla cucina asiatica a quella pseudo-italiana ( salsiccia a volontà).

E non importa se non siete particolarmente affamati, il Festival rimane comunque una bella occasione per fare un po' di "People Watching".

24 gennaio 2006

 

La Subway: prima puntata.


La Subway è il ( per i milanesi) o la (per i romani) Metro di New York. Se la dovessi descrivere in tre parole direi veloce, pratica, affollata. Aggiungerei anche piuttosto economica per il turista: 24 dollari per 7 giorni di utilizzo illimitato sono un buon affare. In definitiva, la Subway è uno dei due strumenti veramente indispensabili per visitare Manhattan. L'altro strumento sono i nostri piedi.

La prima impressione non è particolarmente positiva: stazioni vecchiotte ( ma non direi sporche), difficoltà di orientamento ( sempre come primo impatto), soffitti bassi e opprimenti, con banchine e treni presi d'assalto dalla gente ( ma Roma è 10, che dico, 100 volte peggio!).

Allora, per non rimanere traumatizzati, bisogna partire preparati, quindi fare bene i compiti a casa; oltre a studiarsi le guide Lonely Planet, Routard, Rough Guide ( e chi più ne ha più ne metta) bisogna studiarsi anche la Subway a gioco fermo, nella tranquillità del proprio salotto. E come al solito, internet viene in aiuto. Il secondo link che ho messo (nella colonna di destra) offre una visualizzazione spettacolosa della rete metropolitana di NYC, utilizzando la mappa fornita da GoogleMaps (necessario un computer aggiornato, altrimenti la pagina non si carica), nella quale sono sovraimpresse le varie linee, complete di fermate e collegamenti al sito della MTA, l'azienda di trasporto pubblico.

Passando dalla teoria alla pratica, la prima cosa da fare è prendere una cartina della rete presso il cabinotto degli addetti all'ingresso. E' gratuita, forse non molto pratica perchè enorme, ma c'è tutto quello che serve.

Quindi, per accedere alle banchine serve la Metrocard, una tesserina magnetica tipo scheda telefonica, da acquistarsi negli appositi distributori, che hanno anche le istruzioni in italiano e guidano passo passo nella procedura. Accettano contanti, carta di credito e bancomat. Anche gli addetti di cui sopra la vendono, ma pagamento solo in contanti. La carta va strisciata nell'apposita fessura al varco ; capita che il dispositivo non riesca a leggerla ( occhio al verso), basta riprovare o al limite cambiare varco.

A questo punto, bisogna prendere il treno che va nella direzione giusta, dando per scontato che siamo entrati nella stazione giusta: tutte hanno scritto chiaramente il nome sia agli ingressi al livello stradale sia sui muri e un po' ovunque nei piani sotterranei ( vedi foto sopra, stazione della 51st street/lexington Avenue scritto su tutti i pilastri) : impossibile confondersi .

Si troveranno, a Manhattan, solamente due direzioni: Updtown e Downtown. Uptown significa che il treno si dirige verso Nord, Downtown verso Sud. Chiarita questa regola, sapendo qual'è la stazione in cui ci si trova e dove sia quella in cui vogliamo arrivare (e sapendo distinguere il Nord dal Sud) è un gioco da ragazzi.

Fanno eccezione i treni che percorrono Manhattan trasversalmente e collegano l'isola con Queens e Brooklyn e saranno indicati come "QueensBound" o "BrooklynBound" se vanno in direzione di questi quartieri.

Probabile che durante il tragitto sia necessario cambiare linea; la cartina indica i punti di interconnessione tra le diverse linee in cui sarà necessario scendere per prendere un altro treno; spesso significherà anche cambiare piano ( moltissime scale mobili, per fortuna), ma basta seguire le indicazioni con la lettera o il numero ( eventualmente unite all'indicazione Uptown o Downtown).

Altro meccanismo da stamparsi bene in mente: ogni linea è percorsa da due o anche tre treni diversi, chiaramente identificabili; vedi foto sopra, in cui sta arrivando il treno numero 5. Sarà il nostro? Consultare la mappa: se la stazione in cui vogliamo arrivare riporta il numero 5, il treno si fermerà anche alla nostra meta; altrimenti, proseguirà dritto. Per curiosità: in questo caso specifico non può essere il nostro treno, il 5 non ferma neppure alla 51st Street Station...

Da questo si deduce la distinzione tra treni "Express"e "Local": i primi fermano solo in alcune stazioni e sono quindi più veloci, mentre i secondi fermano in tutte le stazioni.

Ultima accortezza: a volte si trovano stazioni che a livello stradale hanno due ingressi, uno per i treni che vanno Uptown, ed un'altra, in genere dall'altra parte della strada, che serve i treni diretti Downtown. La cosa è sempre indicata chiaramente all'ingresso ( Esempio : "Downtown Only").

Capitasse di dover chiedere indicazioni: i NewYorkesi chiamano i treni per lettera o numero e non per colore. Quella che a noi verrebbe naturale indicare come "linea blu", per loro e' il " A/C/E train"

 

Bryant Park


Chiedi a 10 persone cosa conoscono di New York, e tutte diranno certamente "Central Park" tra le altre cose. Che, detto per inciso, è veramente una meraviglia. Ma che bella scoperta sono stati gli altri parchi cittadini! Quello della foto è il Bryant Park, che si trova alle spalle della "NY Public Library". Non affollato - era la mattina di un giorno lavorativo -, non particolarmente grande - se il paragone è Central Park...-, con un bel rettangolo di erba al centro che ha su tutto il perimetro tavolini con sedie (che si intravvedono sulla sinistra) e panchine immerse in lussureggianti fioriture di tulipani. La prima cosa che ho pensato è stata: i NewYorkesi devono amare davvero i loro parchi. La seconda: vorrei essere anche io un NewYorkese.

Unico dubbio: che il prato non sia calpestabile. Peccato. O, forse, per fortuna.

 

Tipping


Babylon ( splendido programma per tradurre al volo parole e frasi dall'Inglese) traduce Tipping in"fornire di punta; coprire la punta di; applicare il bocchino a; (Agr, Giard) spuntare, cimare"; niente di tutto questo: Tipping a NYC significa solamente una cosa: dare la mancia. La faccenda non è troppo complicata, ma la regola di base su cui non si può transigere è che la mancia è obbligatoria.

Ecco, che non sia complicato è un conto, che sia invece una cosa che ci fa storcere il naso è un altro paio di maniche, ed è ben comprensibile. Prima di tutto c'è il fatto che l'italiano medio è refrattario per cause congenite. Mi cascassero le braccia se mi ricordo l'ultima volta che ho dato la mancia in un bar, o in una pizzeria, o all'addetta alle pulizie delle Toilette in autostrada in Italia...

E poi, se vogliamo dirla tutta, io la mancia la posso anche lasciare se mi gira, ma non mi si venga a dire che sono obbligato a farlo e in percentuali astronomiche tipo 15 - 20 %.

Detto questo, paese che vai, usanze che trovi. Perchè la mancia è obbligatoria? C'è un motivo ben preciso, e validissimo, che deve annullare le resistenze anche dei più duri di cuore: i camerieri, i tassisti, le donne delle pulizie, ci vivono con i soldi della mancia. In genere sono pagati al minimo sindacale, e per sopravvivere a NYC ci vuol ben altro. Insomma, il principio della mancia obbligatoria è assurdo, ma il fine giustifica l'assurdità.

Ma quanto si deve lasciare? Più o meno:
Quando invece la mancia non va data?
Se si paga con la Carta di Credito, basta scrivere l'importo desiderato nell'apposisto spazio nel conto. Se si hanno solo biglietti di grosso taglio, basta chiedere che ci venga cambiato in pezzi da 1 dollaro, o chiedere direttamente, tipo: "Just give me $6 in change." dando un pezzo da 20.

Una raccomandazione utile: alcuni ristoranti mettono già nel conto l'importo comprensivo di mancia (a me è successo). Non farsi scrupoli di controllare e/o chiedere al riguardo. Pagarla 2 volte è veramente troppo anche per NYC.

23 gennaio 2006

 

Il primo link: il meteo a NYC


Per non far torto a nessuno dei siti riguardanti New York che ho tra i Bookmarks, ho scelto come primo link da mettere sul Blog il più scontato e neutrale: quello delle previsioni del tempo. Dovrebbe apparire già parzialmente in italiano, ma si può personalizzare usando le opzioni che appaiono nella colonna di sinistra. Ad esempio, si può scegliere, oltre alla lingua, anche il sitema metrico e vedere così apparire le temperature in gradi Celsius ( usati in Italia) e non Fahrenheit ( quelli americani).

Il bello di questo sito è che permette di visualizzare le condizioni atmosferiche e le relative temperature di tutti i giorni dell'anno dal 2000 ad oggi. Si può anche dare una controllata alle condizioni atmosferiche di un preciso arco di tempo ( voce: Trip Planner) , per esempio per vedere che tempo ha fatto negli ultimi 5 anni nella settimana in cui si è deciso di spendere quasi tutti i propri sudati risparmi in città.

Ma si sa, le statistiche ( e le previsoni) sono fatte per essere disattese. Prova ne sia il fatto che durante la mia visita in maggio 2005, a parte il primo giorno in cui il cielo si presentava come si vede nella foto sopra ( Manhattan vista dal Ponte di Brooklyn) e tirava un vento freddo anzichè no, per il resto è sempre stato splendidamente sereno ( e caldo pure!) nonostante statisticamente ci si dovesse aspettare acqua tutti i giorni.

Quindi, sintonizzarsi sul canale meteo in TV è la prima cosa da fare ogni mattina appena alzati, ma senza prendere quello che dicono per oro colato: perché neppure la mattina stessa le previsioni del giorno sono infallibili!

22 gennaio 2006

 

Greetings from NYC, New York.




Corrado Augias, nel suo "I segreti di New York" ( Mondadori, I edizione ottobre 2000):

"Tutti hanno visto New York anche senza averci mai messo piede, abbiamo tutti guardato e chiuso nella memoria tali e tante immagini che per poterla davvero "vedere" sarebbe necessario, più che per qualunque altra città, spogliarla dell'usura, dimenticare i romanzi e i film visti, le loro pagine e le loro immagini, i personaggi e gli scenari ricorrenti, i tic. Con Charlot, Woody Allen, Martin Scorsese, Al PAcino, De Niro e gli altri la città ha avuto dei veri e propri cantori visivi di tale forza da imporre quei tratti all'immaginario dei nostri giorni.

Nessun europeo è mai veramente sorpreso da ciò che vede arrivando perché ha già letto o visto tutto anche senza essersi mai mosso da casa. L'europeo medio conosce il profilo della città, sa che sui tetti delle case più vecchie ci sono delle strane cisterne di legno molto fotogeniche, sa che d'nverno si levano dai tombini sbuffi di vapore con un effetto molto cinematografico e infatti molto filmato, conosce gli usi e i costumi di New York, ha partecipato ai suoi cocktail, ha visto inaugurare mostre, gente morire assassinata per strada, anziani derelitti languire nel caldo delle sue estati soffocanti, giovani giocare a freesbee sui praticelli rognosi di Washington Square, ubriachi persi smaltire l'eterna sbornia in un rigagnolo, belle signore eleganti e uomini molto ricchi entrare nei grandi alberghi attraverso porte scintillanti, ha conosciuto puttane aggressive come malviventi e altre generose come sorelle, sa come risponde e quali paure cova un autista di taxi, sa che in certi momenti non è prudente girare per Harlem e che di notte il Central Park va evitato perché potrebbe trasformarsi in un incubo."

Ho letto finora solo le prime 70 pagine, il libro è interessante ed apprezzo molto lo stile narrativo di Augias. Ma riguardo alle ultime frasi del brano riportato: c'è davvero da aver paura a girare per strada a New York City?

I siti internet che riportano la classifica delle città più pericolose degli Stati Uniti dicono che NYC è la quarta più sicura dopo Honolulu nella categoria "città con oltre 500.000 abitanti". Anche dai Forum in Internet e dalle guide aggiornate si ricava la netta impressione che NYC sia oggi una città molto tranquilla da questo punto di vista.

Forse con dei distinguo: a Manhattan si può girare senza timore a qualsiasi ora del giorno e della notte, metropolitana compresa. In altri "boroughs" ( i quartieri in cui è divisa la città), mentre di giorno gli stessi NewYorkesi invitano a scoprirli, è forse sconsigliabile avventurarsi di notte senza avere le idee chiare sulla propria destinazione. Ma in definitiva, le zone davvero da evitare sono talmente poche e talmente "fuori mano" che i guai uno deve proprio andarseli a cercare.

Detto questo, alcuni ovvi consigli ricavati dalle mie insonni nottate passate davanti al computer:

  • Evitare luoghi oscuri e desolati di notte; nelle stazione della subway, rimanere in compagnia delle altre persone in attesa e salire nello scompartimento più popolato.
  • Evitare di dare corda a personaggi ambigui incontrati per strada. Ignorarli completamente e non sentirsi maleducati per questo.
  • Se ci si perde e si arriva in zone poco simpatiche, camminare sempre come se ci si stesse dirigendo verso una meta ben precisa e non cedere al panico, che sarebbe ingiustificato ma certamente attirerebbe l'attenzione.

  • Niente sfoggio di FotoCamere, VideoCamere, telefonini, orologi, biglietti verdi e preziosi.

  • Come direbbero a NYC: "Always be aware of your surroundings", cioè, più o meno: "Sii sempre consapevole del posto in cui ti trovi". Se si ha l'impressione di essere arrivati in una zona sgradevole, girare i tacchi senza pensarci due volte.
Personalmente, mai una volta nei 7 giorni di visita mi sono sentito minacciato o in situazione di pericolo incombente. Tranne quella volta che, salito sul treno sbagliato, sono arrivato nel Queens e sono sceso appena accortomi dell'errore in una stazione completamente deserta. Ma è stato solo l'effetto psicologico delle storie "anni 70" visti nei film che mi ha fatto tenere per un po' il fiato sospeso, non certo le oggettive condizioni del momento. Infatti, nessun problema a riprendere il treno per la direzione giusta dopo pochi minuti.



21 gennaio 2006

 

The Bronx Zoo: le foto.








 

The Bronx Zoo


Andare a vedere lo Zoo a NYC potrebbe sembrare strano. Specialmente se è il primo viaggio, perchè al momento della preparazione dell'itinerario si hanno in mente le destinazioni classiche da turista a Manhattan. E se si ha poco tempo per visitare la città, bisogna calcolare che tra viaggio e visita si impiega ben più di una mezza giornata. E se il famigerato nome "Bronx"ci fa pensare a ben più terrificanti cose che tigri, serpenti e Gorilla della Foresta...

Ma se vi è rimasta da quando eravate bambini quella curiosità verso il mondo animale che vi ha fatto sempre pensare allo Zoo come ad un luogo di sogno dove incontrare a distanza ravvicinata bestie esotiche e strane, quello del Bronx potrebbe trovare posto nel vostro itinerario. Ma ne varrà la pena?

Partiamo dall'inizio, cioè da Manhattan: come arrivare allo Zoo? Subway, Bus o Taxi? Io ho scelto il secondo. Si prende una linea espressa ( sul sito dello Zoo dicono la BxM11, sono passati 7 mesi e non sono sicuro sia la stessa che presi io), per pagare la quale non va bene la "Unlimited Ride Metrocard" che avrete fatto all'inizio del vostro soggiorno per viaggiare per 7 giorni su tutta la rete per la modica cifra di 24 $ (salvo aumenti). Bisogna acquistare una seconda MetroCard non "Unlimited" e caricarci la somma necessaria: 4 $ a viaggio(salvo aumenti); quindi, se prevedete di tornare nel vostro confortevole albergo a fine giornata, vanno caricati 8 $ per ciascuna persona. Una sola carta infatti permette il pagamento per più viaggiatori.

Durante il tragitto godrete di una rapida panoramica di Harlem e successivamente del Bronx, visto da distanza di sicurezza. Spiegate all'autista che volete scendere allo Zoo ed egli annuncerà la fermata all'altoparlante. In genere non scandiscono le parole per venire incontro al turista con limitata capacità di comprensione dell'inglese, quindi non spaventatevi se non capirete una sola dannata parola: un cenno di intesa al momento di scendere chiarirà che ha chiamato proprio la vostra fermata. E prima di scendere fatevi indicare dov'è la fermata per il ritorno ( tranquilli, è a 300 metri dall'ingresso).

Il biglietto costa 8 $ ( salvo aumenti), ma il mercoledì si entra lasciando una offerta libera; quindi, da buon italiano, faccio il minimo sforzo: 1 $. Unico lato negativo: le scolaresche, guarda caso, scelgono proprio il mercoledì per la visita ed in generale l'afflusso è molto maggiore rispetto agli altri giorni. E l'esibizione "Congo Gorilla Forest" si paga comunque, ammesso che siate interessati ad essa (consiglio tassativo: andateci o rimanete a Manhattan).

Dove vivono gli animali? A parte le costruzioni in muratura riservate a rettili, pesci, uccelli e scimmie, se il tempo lo permette, hanno tutti a disposizione un bel appezzamento di terreno e acqua all'aperto, con un ambiente costruito per le loro esigenze. Niente gabbie tipo circo, insomma, e l'impressione è un po'quella di stare passeggiando in uno dei tanti parchi cittadini. Da notare che anche negli ambienti chiusi gli animali possono godere di una certa "libertà", come gli uccelli che svolazzano tranquillamente tra una voliera e l'altra sopra la notra testa.

La mia guida Routard consigliava la visita alla mattina presto, quando gli animali sono più attivi e viene dato loro da mangiare. Ho potuto constatatare che deve essere proprio così: anche ben prima di mezzogiorno i nostri amici erano intenti al loro passatempo preferito: sonnecchiare immobili. Con alcune eccezioni: la tigre della foto più sotto ci ha degnati di una spruzzata di urina mica da ridere ( se non ci fosse stato il vetro a dividere gli ambienti sai che gusto); le scimmie, alcune delle quali si producevano in fenomenali acrobazie. I Gorilla del Congo, stupefacenti. E le foche/otarie vivacissime e rumorosissime.

Alla fine della visita, un bilancio personale: per dare una occhiata veloce alla maggior parte degli animali, si cammina parecchio ( ripeto, il posto è veramente grande) e si rischia di rimanere delusi per le aspettative troppo alte. Ma era una bella giornata di sole e in definitiva non è stato tempo sprecato. Certo, dovendo scegliere, non lo rifarei.



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