13 giugno 2006

 

Taxi driver


Per arrivare dall'aeroporto alla mia camera nel Queens l'unico mezzo praticamente utilizzabile e' il Taxi. Gia' prima di salire il mio tassita mi fa capire che non e' giornata. Mi lascia ad arrangiarmi a caricare i bagagli mentre lui chiacchiera amabilmente con i colleghi. Suppongo sappia che a quell'ora dal Terminal 4 escono gli italiani, notoriamente poco propensi a lasciare la mancia.

Il viaggio prosegue sempre sullo stesso tenore. "Don't know" e "What?" sono le uniche cose che riesco a fargli dire. Vorrebbe anche propinarmi la tariffa fissa di 45 $ - valida solo per i viaggi fino a Manhattan mentre io mi fermo nel Queens- con la quale avrei pagato 10 dollari in piu'. Sbaglia anche strada, con conseguente inversione di marcia al semaforo.

Ma ecco che alla fine della corsa l'italiano ha una sorpresa in serbo: 5 dollari, una mancia piu' che discreta. A questo punto, assisto ad una incredibile trasformazione: lo scazzatissimo autista diventa il mio miglior amico. Entusiasta, ringrazia incredulo e si lancia a scaricarmi i bagagli.

Non la finisce di augurarmi buona pemanenza finche' non mi allontano.

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